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 SPAZIO   PSI

 Studio di Psicologia e
 Psicoterapia - Roma

 Dott.ssa Ida Lopiano e
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 psicologi - psicoterapeuti

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Il Disturbo da Deficit dell’Attenzione/Iperattività (Approfondimenti)

E’ caratterizzato dalla presenza, per almeno 6 mesi, da almeno 6 dei seguenti sintomi di disattenzione, che si manifestano con una intensità tale da causare un disadattamento che è in contrasto con il livello evolutivo del soggetto:

- Il soggetto ha difficoltà a prestare attenzione ai particolari, oppure commette errori didistrazione sul lavoro, nei compiti scolastici o in altre attività.- Mostra difficoltà di attenzione verso compiti scolastici e gioco- Si mostra spesso poco attento nell’ascoltare chi gli parla inmodo diretto- Frequentemente ha difficoltà a seguire istruzioni e a terminare compiti scolastici, lavorativi orelativi ad altre attività- Mostra spesso difficoltà ad organizzarsi rispetto a compiti ed altre attività- Si mostra spesso riluttante, o evita di impegnarsi in compiti che richiedono sforzo mentaleprotratto- Perde con molta frequenza materiali necessari per compiti scolastici o per altre attività- Si distrae facilmente di fronte a stimoli esterni- Viene spesso percepito come sbadato nelle attività quotidiane

Vi è inoltre la presenza di almeno 6 dei sintomi di iperattività/impulsività elencati devono essere presenti per almeno 6 mesi e causare un disadattamento che è in contrasto con il livello evolutivo del soggetto:

* Iperattività:- Muove spesso e con irrequietezza mani e piedi- Corre o salta dovunque in modo eccessivo e in maniera non contestuale- lascia spesso in classe o in altresituazioni, il proprio posto a sedere in situazioni non contestuali- Manifesta spesso difficoltà a giocare in modo “tranquillo”- Si mostra spesso “sotto pressione”- Spesso parla troppo

* Impulsività:- da spesso risposte molto velocemente e prima di aver ricevuto una domandacompleta- Manifesta spesso difficoltà ad aspettare il proprio turno- Interrompe spesso gli altri o si mostra invadente

Per fare una diagnosi di questo disturbo è inoltre necessario che:

- Alcuni de sintomi di disattenzione /iperattività/impulsività si siano manifestati prima dei 7 annidi età- I sintomi determinino la compromissione significativa del funzionamento sociale, scolastico olavorativo del soggetto- i sintomi siano causa di una compromissione in almeno 2 contesti importanti dell’individuo (ad esempio scuola, lavoro, casa)

N.B.: Nella diagnosi è importante specificare la tipologia del disturbo,sulla base dei sintomi prevalenti (Tipo con Disattenzione predominante; Tipo con Iperattività predominante; Tipo misto).

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   Strategie educative per i genitori

La nostra generazione è estremamente fortunata: siamo vissuti a cavallo di trasformazioni senza uguali nella storia umana: personal computer, telefonini e internet hanno trasformato la nostra vita. Tutto ciò che ci è intorno, oggi è più veloce, immediato e sintetico. Dai film ai libri, dalle notizie del telegiornale alle campagne elettorali.
'Non farmi pensare', 'Don't make me think'. Questo è il geniale titolo di un libro di Steve Krug (2000) che dà brillanti consigli su come costruire una buona pagina web per un sito internet: la cosa principale è che il visitatore non deve faticare per capire di cosa si tratta; tutto deve essere immediato e visibile. Una pagina web efficace deve essere più simile a un cartellone pubblicitario su una strada a scorrimento veloce piuttosto che ad un romanzo d'autore.
La maggior parte delle cose che ci circondano seguono questa logica: accattivanti, immediate ed evidenti. Film e libri del terzo millennio hanno ritmi più veloci, immediati e accattivanti di quelli del secolo scorso, decisamente più lenti, verbosi, noiosi, ridondanti e pieni di dettagli superflui.
Chi ha avuto in tutti questi anni modo di lavorare con bambini e ragazzi sa che i giovani sono sempre più svegli e rapidi nel capire il funzionamento delle cose e nella velocità con cui affrontano ed elaborano le esperienze delle vita; allo stesso tempo nelle nuove generazioni sono sempre più frequenti difficoltà di attenzione e concentrazione, tendenza all'impulsività, difficoltà nella comprensione ed espressione delle proprie ed altrui emozioni, scarsa valutazione del significato e delle conseguenze delle proprie azioni. Basti pensare ai drammaticamente numerosi episodi di cronaca di adolescenti che commettono episodi di violenza con una sconsideratezza e con una leggerezza sconcertanti (come i giovani di Mazzara del Vallo che dopo aver confessato il brutale omicidio di una propria coetanea hanno beatamente chiesto se potevano finalmente ritornare alle proprie case).
Cosa possiamo fare noi come genitori e come educatori? Come contrastare gli 'effetti collaterali' dei preziosi progressi tecnologici della nostra epoca? Queste che seguono sono alcune semplici ma efficaci strategie.
Elogio della lentezza: ritagliare dei momenti nella giornata in cui, insieme con i nostri figli, poter fare le cose in maniera distesa e non frenetica, cercando di tutelarli dalla velocità e dalla fretta che la vita comunque gli imporrà da sola (non c'è bisogno che noi ci aggiungiamo la nostra parte).
Commentare e discutere: per esempio dopo aver visto un film prendersi del tempo per commentare e fare domande ai propri figli: che ne pensi? Ti è mai capitato di sentirti così? Tu che avresti fatto al suo posto? Secondo te perché quel personaggio si è comportato così? A chi pensi di somigliare di più? Perché? Etc. etc.
Leggere. Leggere insieme. Leggere per loro delle cose: dalle favole per i più piccoli, ai libri per ragazzi, dalle notizie di cronaca alle notizie di calciomercato della propria squadra del cuore. Leggere piuttosto che guardare: le immagini sono preziose perché incisive, sintetiche ed emblematiche, ma non stimolano l'analisi, la riflessione, l'immaginazione e la fantasia. Dato che al giorno d'oggi leggere è il meno accattivante dei passatempi, non ci aspettiamo che basti regalare 'I ragazzi della via Pal' o 'Il pianeta degli alberi di natale' perché ai nostri figli venga voglia di leggerli. Se per noi è importante, troviamo il tempo per leggere insieme.
Parlare tanto. I nostri figli non avranno problemi ad essere sintetici: sono 'geneticamente mutati' verso la comunicazione sintetica e telegrafica degli sms e delle chat. Forniamo noi in primo luogo un esempio e parliamo, raccontiamo, spieghiamo come ci fanno sentire le cose che ci succedono e cosa abbiamo pensato quando ciò è accaduto. Noi da piccoli lo abbiamo fatto spontaneamente solo perché erano altri tempi. Se vogliamo riflessività, consapevolezza e coscienza di sé dai nostri figli, dobbiamo essere esempio e stimolo, con i fatti (e non con frasi del tipo 'alla tua età io facevo questo, dicevo quello e capivo quest'altro': noi eravamo avvantaggiati).
Ascoltare tanto. Riconoscere l'importanza di quello che ci viene raccontato: per quanto insignificante possa apparire ai nostri occhi adulti, se i nostri ragazzi lo hanno raccontato è perché per loro non è poi così insignificante. Allo stesso modo è importante fare domande per aiutare i nostri figli a raccontare e a raccontarsi. Domande però e non interrogatori, verifiche o interrogazioni: domande su come si è sentito, su cosa ne pensa adesso; quello che non serve assolutamente è chiedere cosa ne pensa per poi dimostrargli che si sbaglia, che ci avrebbe dovuti ascoltare, che deve crescere ancora e che così lui/lei non va bene.

                                                                                                                         
© Arturo Mona – lunedì 10 novembre 2008

Ida Lopiano © 2007